Immagina di immergerti in un lago ghiacciato. L’acqua gelida ti avvolge, il tuo corpo comincia a tremare, e una voce nella tua testa ti urla di scappare. Ora immagina che, invece di cedere al panico, tu riesca a rimanere calmə controllando il tuo respiro. Questa non è fantascienza: è quello che ormai milioni di persone fanno in tutto il mondo seguendo il metodo Wim Hof. La domanda che gli scienziati si sono posti è: come ci riescono? Un esperimento rivoluzionario condotto proprio su Wim Hof, conosciuto anche come The Iceman, nel 2018 ha fatto luce su alcuni processi biologici.
Per studiare i limiti del corpo e del cervello, un team di ricercatori della Wayne State University di Detroit (Michigan, USA) ha confrontato Wim Hof con un gruppo di controllo composto da 20 giovani adulti sani (10 uomini e 10 donne) con un’età media di 23 anni. Nessuno dei partecipanti nel gruppo di controllo aveva esperienza con il Metodo Wim Hof.
Tutti i partecipanti, incluso Wim, hanno affrontato lo stesso test: indossare una muta speciale con tubi interni che facevano circolare acqua calda (31–34°C) o fredda (15–17°C) a intervalli regolari. Durante l’esperimento, quindi al passaggio di acqua calda o acqua fredda, veniva monitorata la temperatura della pelle e come cambiava rispetto alla temperatura dell’acqua della muta. Mentre avveniva questo cambio di temperatura dell’acqua dentro la muta, le persone erano sottoposte a TAC (scansione PET/CT) e risonanza magnetica funzionale (fMRI) per registrare l’attività del cervello e dei tessuti corporei.
Hanno chiesto a Wim Hof di fare l’esperimento in due condizioni: condizione passiva e condizione attiva. Vediamo meglio cosa vuol dire.
Anche il gruppo di controllo ha partecipato al test indossando la muta speciale, ma senza utilizzare alcuna tecnica di respirazione o concentrazione mentale. Durante il raffreddamento, i partecipanti mostravano un calo naturale della temperatura della pelle e nessuna particolare attivazione cerebrale. Questo comportamento rifletteva una risposta normale al freddo, in linea con quanto previsto dalla fisiologia umana.
Confrontando questi risultati con quelli di Wim, che nella condizione attiva è riuscito a mantenere stabile la sua temperatura e ha mostrato attivazioni cerebrali specifiche, i ricercatori hanno potuto misurare l’efficacia e l’unicità del suo metodo. Inoltre, il confronto con la condizione passiva di Wim ha confermato che il Metodo Wim Hof è fondamentale per ottenere questi effetti, evidenziando che non si tratta di una caratteristica innata in Wim Hof, ma di un risultato della pratica e che potenzialmente tutti possiamo arrivare allo stesso risultato.
I dati raccolti hanno mostrato differenze straordinarie tra Wim Hof e il gruppo di controllo.
Durante la condizione passiva, la temperatura della pelle di Wim cambiava in base alla temperatura dell’acqua, così come quella del gruppo di controllo. Tuttavia, quando ha attivato il Metodo Wim Hof, la temperatura della sua pelle è rimasta stabile, non si è raffreddata quando è stata esposta al freddo. Questo dimostra che, attraverso il controllo mentale e l’esercizio di respirazione fatto prima di entrare nello scanner, Wim è riuscito a impedire il naturale abbassamento della temperatura causato dal freddo.
2. L’attivazione del cervello
Le risonanze magnetiche al cervello, fatte durante l’esperimento, hanno rivelato che Wim attivava due aree chiave del cervello:
La respirazione forzata ha attivato i muscoli intercostali, aumentando il consumo di glucosio e generando calore. Questo meccanismo ha permesso a Wim di riscaldare il sangue nei polmoni e distribuire il calore in tutto il corpo, compensando la perdita termica.
Se era immobile, come ha fatto la respirazione forzata a riscaldarlo?
Vediamolo nel dettaglio.
Questi risultati hanno cambiato il modo in cui la scienza comprende il controllo del freddo e le risposte del sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso autonomo regola automaticamente le funzioni vitali del corpo, come la frequenza cardiaca, la respirazione, la digestione, la pressione sanguigna e la temperatura corporea, mantenendo l’equilibrio interno (omeostasi) senza bisogno di intervento consapevole. Finora si pensava che la regolazione della temperatura dipendesse solo da risposte automatiche del corpo, come per esempio il restringimento dei vasi sanguigni. Wim Hof ha invece dimostrato che il cervello può prendere il controllo e influenzare attivamente queste risposte, permettendoci di gestire meglio il nostro corpo anche in condizioni estreme. In pratica, Wim Hof ha contribuito a dimostrare che il cervello può influenzare il sistema nervoso autonomo, aprendo la strada a nuove possibilità per la gestione dello stress, del dolore e delle malattie auto-immuni e infiammatorie.
Lo studio presenta alcune limitazioni che è importante considerare. La precisione delle scansioni fMRI, pur elevata, non consente di identificare con esattezza le specifiche regioni cellulari attivate, in particolare nel tronco encefalico. Inoltre, la temperatura corporea centrale non è stata misurata direttamente, ma inferita da variazioni nella temperatura della pelle, che rappresentano solo un segnale indiretto della termoregolazione interna.
La respirazione forzata utilizzata da Wim Hof prima dell’esperimento potrebbe aver alterato temporaneamente la risposta del suo sistema nervoso, complicando l’interpretazione dei dati. La fase iniziale del Metodo Wim Hof include la respirazione forzata, che induce ipocapnia (bassi livelli di CO2 nel sangue). Questo potrebbe aver causato variazioni nella vasodilatazione cerebrale e nell’attività neuronale, complicando l’interpretazione dei dati fMRI. Sebbene si supponga che i livelli di CO2 si siano normalizzati prima delle scansioni, l’effetto residuo non può essere escluso.
Infine, le capacità di Wim Hof, sviluppate attraverso anni di pratica intensiva, e la differenza di età tra lui e il gruppo di controllo (significativamente più giovane) limitano la possibilità di estendere questi risultati a una popolazione più ampia.
Nonostante queste limitazioni, lo studio offre importanti spunti su come il cervello possa influenzare attivamente le risposte corporee al freddo, aprendo la strada a nuove ricerche. I risultati mostrano che, attraverso tecniche specifiche come il Metodo Wim Hof, è possibile intervenire su funzioni fisiologiche che si credevano interamente automatiche. Inoltre sollevano molte domande tra cui: fino a che punto possiamo controllare il nostro corpo? Come possiamo applicare queste scoperte a livello medico o quotidiano? La scienza sul freddo e sul metodo Wim Hof è in continua evoluzione e potrebbe avere implicazioni rivoluzionarie. Questo studio è un punto di partenza.
Ma c’è una lezione che possiamo già portare a casa: il potenziale umano è più grande di quanto crediamo. Anche senza raggiungere i livelli di Wim Hof, possiamo iniziare a esplorare le capacità del nostro corpo praticando il metodo Wim Hof.
Al di là dei record e dei benefici fisiologici, il Wim Hof Method è uno strumento molto potente per imparare e gestire ansia e stress.
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Fonte
Otto Muzik, Kaice T. Reilly, Vaibhav A. Diwadkar
“Brain over body”–A study on the willful regulation of autonomic function during cold exposure, NeuroImage, Volume 172, 2018, Pages 632-641, ISSN 1053-8119, https://doi.org/10.1016/j.neuroimage.2018.01.067
Disclaimer
Le informazioni presenti in questo articolo hanno solo scopo informativo e non costituiscono un parere medico o terapeutico. Prima di intraprendere qualsiasi nuova pratica o tecnica, è fondamentale consultare un medico o un altro professionista qualificato della salute per ricevere consigli personalizzati in base alla propria situazione. Ogni persona è unica, e ciò che può risultare benefico per alcuni potrebbe non esserlo per altri.
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