Questo articolo si base su uno studio condotto da Geert A. Buijze (MD, PhD Department of Orthopaedic Surgery, Academic Medical Center Amsterdam, Amsterdam, The Netherlands) e Maria T. Hopman (Department of Physiology, University Medical Center Nijmegen, Nijmegen, The Netherlands) pubblicato come “lettera all’editore” sul giornale “Wilderness & Environmental Medicine 25, 484–494 (2014)” e sul libro “What Doesn’t Kill Us: How Freezing Water, Extreme Altitude, and Environmental Conditioning Will Renew Our Lost Evolutionary Strength” del giornalista Scott Carney che racconta il suo rapporto con il metodo Wim Hof.
Clicca qui per scaricare lo studio (in inglese).
DISCAIMER: Benchè soprendenti, i risultati di questo esperimento necessitano di ulteriori approfondimenti.
Il 28 gennaio 2014, un gruppo di 26 escursionisti (dai 29 ai 65 anni), sotto la supervisione degli autori della lettera, ha scalato la montagna più alta dell’Africa, il Monte Kilimanjaro, 5895 metri sul livello del mare, in sole 48 ore. Durante questa impresa, il gruppo sembra aver aperto nuove frontiere mediche infatti utilizzando un nuovo metodo è riuscita a prevenire, e all’occorrenza invertire, i sintomi del Mal di Montagna Acuto.
Il mal di montagna acuto è una patologia causata dall’ipossia (i tessuti del corpo non ricevono un adeguato apporto di ossigeno) che si manifesta ad alta quota, con sintomi come mal di testa, nausea, affaticamento e disturbi del sonno. Può essere pericoloso e richiede immediata discesa e cure mediche.
A prima vista, i partecipanti potevano sembrare inadatti per una simile sfida: non erano atleti, avevano scarsa o nessuna esperienza di arrampicata, provenivano da zone di bassa altitudine e alcuni soffrivano di patologie invalidanti come sclerosi multipla, artrite reumatoide e cancro metastatico.
Voi quanto avreste scommesso che un gruppo del genere sarebbe stato in grado di 1) raggiungere la vetta, 2) farlo in sole 48 ore senza acclimatamento, 3) in pantaloncini corti?
Probabilmente la risposta è zero!
Scott Carney, ha partecipato a questa spedizione e nel suo libro “What Doesn’t Kill Us” dedica un capitolo alla spedizione.
“Ho chiesto a John Castellani – scrive Scott Carney – il medico dell’esercito presso USARIEM, di darmi una stima realistica, basata sulla sua esperienza e ricerca, di come il nostro gruppo avrebbe reagito di fronte ai potenziali rischi dell’atmosfera con poco ossigeno. Castellani ha inoltrato la mia richiesta a qualche esperto del settore e, entro poche ore, ha risposto che dal 60 al 75 percento di noi avrebbe dovuto aspettarsi di avere mal di montagna acuto. Mettendo in prospettiva, ciò significava che tra 17 e 21 di noi avrebbero potuto iniziare a risentire degli effetti negativi della ridotta disponibilità di ossigeno, che iniziano con mal di testa e vertigini, e potrebbero portare alla morte.”
Ciò era dovuto sia al piano di azione che prevedeva di salire velocemente sulla montagna (più di 500 metri al giorno), di raggiungere un’altitudine finale molto alta (quasi i 6000 metri sul livello del mare) e anche in base alla non conoscenza della reazione dei partecipanti a queste latitudini non avendo avuto loro esperienze pregresse.
Per compensare questi significativi svantaggi, il gruppo ha ricevuto un allenamento speciale basato sui pilastri del Wim Hof Method: coaching mentale, esposizione graduale al freddo e pratica di tecniche di respirazione.
Si legge nel libro di Scott Carney:
“L’approccio di Wim Hof, particolarmente la sua tecnica di respirazione, ha giocato un ruolo centrale durante la scalata. Wim Hof insegna che respirando costantemente e profondamente, si può combattere l’ipossia tipica delle alte altitudini. La tecnica prevede inalazioni profonde seguite da esalazioni controllate, aumentando l’ossigenazione del sangue e permettendo al corpo di mantenere un livello di energia più elevato nonostante l’aria rarefatta. Durante la scalata, ogni membro del gruppo ha applicato questi principi di respirazione, che hanno permesso di ridurre significativamente i sintomi del mal di montagna e di mantenere un ritmo di salita sostenibile nonostante la rapida ascesa.
In momenti specifici, quando la fatica e i sintomi di mal di montagna iniziavano a manifestarsi, Wim Hof guidava il gruppo in sessioni di iperventilazione controllata. Questi momenti di respirazione intensa erano seguiti da brevi periodi di ritenzione del respiro, durante i quali i partecipanti sperimentavano un aumento del calore corporeo e un miglioramento delle capacità cognitive e fisiche, essenziali per continuare l’ascesa sotto sforzo estremo. Wim Hof sosteneva che questa tecnica non solo migliorava la tolleranza all’altitudine ma rinforzava anche la resilienza mentale, elementi chiave per il successo dell’impresa record”.
I trekkers quindi hanno utilizzato la tecnica di respirazione per mantenere la saturazione di ossigeno superiore al 90% durante la scalata, poi a intervalli regolari, tutti i partecipanti partecipavano a sessioni di respirazione di 30 minuti, compilavano una check-list di sicurezza basata sul Sistema di Punteggio di Lake Louise, ognuno con un “compagno”, e venivano esaminati da un medico.
Il Lake Louise Scoring System è uno strumento per valutare la gravità del mal di montagna acuto. Si basa su una combinazione di 5 sintomi auto-riportati (mal di testa, sintomi gastrointestinali, affaticamento/debolezza, vertigini/stordimento, difficoltà a dormire) e 3 segni clinici valutati da un compagno (cambiamento dello stato mentale, atassia, edema periferico). Ogni elemento è valutato su una scala da 0 a 3 (l’atassia da 0 a 4), e il punteggio totale guida la gestione della situazione: da 0 a 4 indica livello lieve, 5-6 livello moderato (interrompere l’ascesa), più di 7 livello grave (scendere velocemente). Il sistema è ampiamente utilizzato per valutare il mal di montagna e prendere decisioni in alta quota.
NOTA: L’atassia è un disturbo neurologico che compromette la coordinazione dei movimenti volontari, causando difficoltà nel camminare, nel parlare e nell’equilibrio.
Nessuno ha utilizzato alcun metodo di prevenzione oltre l’allenamento al Wim Hof Method e le tecniche descritte sopra. Il punteggio del Sistema Lake Louise è rimasto a 4, o meno di 4, per 22 trekkers (livello lieve). Quattro partecipanti, in uno dei controlli durante la salita, avevano un punteggio di 5 o 6 (livello moderato), che è diminuito a 4 o meno dopo una sessione di respirazione di 30 minuti. Due partecipanti avevano segni clinici di esaurimento fisico/respiratorio a 5681 m, risolti dopo 15 minuti di ossigenazione (12 L/min) e discesa a quote più basse; uno di questi aveva anche una transitoria ipotermia lieve. Su un terzo partecipanti c’era il sospetto che potesse avere un edema polmonare d’alta quota lieve (Punteggio di Lake Louise 5), risolto con la discesa ed entro 3 ore dopo la somministrazione orale di nifedipina 30 mg. Da sottolineare che alcuni partecipanti soffrivano di patologie invalidanti come sclerosi multipla, artrite reumatoide e cancro metastatico!
I risultati notevoli sono probabilmente spiegati dalla iperventilazione controllata continua che riduce la gravità dell’ipossia. Tuttavia, lo stato risultante di alcalosi respiratoria (espellere anidride carbonica con l’iperaventilazione) può causare sintomi come vertigini e disturbi visivi. Il fatto che nessuno dei trekkers abbia sperimentato tali sintomi è molto probabilmente dovuto al fatto che hanno praticato la tecnica precedentemente per un lungo periodo quindi il corpo si è abituato. I partecipanti, nei mesi se non anni precedenti, hanno praticato il metodo Wim Hof regolarmente.
La tecnica utilizzata dai trekkers è il metodo Wim Hof, ispirato alla meditazione Tummo. In primo luogo, attraverso lo sviluppo di una forma mentis pro-attiva, si può acquisire maggiore fiducia nel proprio potenziale fisico e si è continuamente sfidati a superare i limiti e a migliorare il controllo della salute. In secondo luogo, la riduzione dell’anidride carbonica nel sangue attraverso l’iperventilazione controllata può stimolare questo processo in quanto migliora la resistenza e aumenta i livelli percepiti di energia. Terzo, la generazione di calore corporeo durante l’esposizione graduale al freddo mediante tecniche di respirazione è uno degli esercizi fondamentali del metodo.
In confronto con ricerche precedenti, questo studio può suggerire che l’acclimatazione, così come il sollievo dai sintomi del Mal di Montagna Acuto, possano essere affrontati in modo sicuro attraverso questa tecnica. Basandosi sui dati precedenti, ci si aspettava che la maggior parte del gruppo sperimentasse un Mal di Montagna Acuto di livello grave. Tutti i 26 trekkers hanno avuto, in qualche misura, sintomi di Mal di Montagna Acuto, ma nessuno ha avuto un livello grave.
Gli autori dello studio scoraggiano l’ascesa molto rapida a causa dei rischi potenzialmente letali. I risultati però aprono scenari molto importanti per la prevenzione e il trattamento del Mal di Montagna Acuto, così come per i team di soccorso che necessitano di salire velocemente con poco tempo per l’acclimatazione. Ulteriori ricerche sono necessarie per ampliare o rivedere la comprensione della fisiologia e del trattamento di queste condizioni.
Qui trovate due video del canale ufficiale di Wim Hof in cui ci sono immagini e testimonianze di questa impresa.
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